domenica 10 maggio 2009

Masamune (Tokyo)

Non è possibile passare da Tokyo senza fermarsi da Masamune, che si dice serva il miglior sushi di tutto il Giappone.

Dato che i clienti di Masamune sono migliaia, e che il locale non prenota, conviene arrivare tre, quattro giorni prima. Una volta preso il proprio numero ci si sposta nella enorme sala d'aspetto, nella vicina stazione della metro di Shinagawa. Qui, tutti gi giorni e a tutte le ore, c'è una piccola città nella città. Tra i coffin hotel, le cassette di cartone dei disoccupati senza fissa dimora, le docce pubbliche e i neon pubblicitare si aggirano riparatori di tecnologia portatile, ambulanti che vendono ciotole di riso e tè ai clienti di Masamune in attesa, venditori di cravatte pulite e, a giorni alterni, un mercato della frutta. I clienti in attesa si scambiano impressioni, storie e racconti di vita. Si formano comunità, e si creano attività: da un lato i Sarariman azzimati bevono vino di riso e fanno il karaoke, dall'altra i ragazzotti pseudopunk di Harajuku organizzano un torneo di videogiochi portatili, e in mezzo passano tre lolite fanatiche del cosplay, vestite in minigonna come Sailor Moon. Nuovi clienti arrivano, freschi e profumati, e i vecchi se ne vanno tra gli applausi: finalmente è arrivato il loro turno.

Quando, dopo tre giorni, verso le 3 di mattina, viene finalmente chiamato il mio numero, saluto il gruppetto relativamente piccolo di europei con i quali mi ero intrattenuto (un pullman di canadesi, sei coppiette e un tour organizzato di ottanta australiani) e vengo spinto dall'addetto dentro al piccolissimo e stipatissimo locale. Facendomi vedere dal cameriere sotto l'ascella di un direttore di banca, spingendo leggermente un modellista Otaku, e pestando un piede ad e una signora in pelliccia sintetica rosa, riesco ad ordinare nel frastuono Nigiri-zushi e Tsunamayomaki misti.

E la cosa strana è che mentre mangio di fretta, sospinto dalla calca verso l'uscita, mi rendo conto che in realtà non importa assolutamente quanto sia buono il cibo - da Masamune si va, penso, per non sentirsi soli.

Giudizio: non esprimibile

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