Il gruppo di sei chef che gestisce il
Tripulacòn de alta cocina (letteralmente:
l'equipaggio dell'alta cucina) detesta per il famoso locale surrealista la definizione di
restaurante, preferendo invece la dicitura di
oficina (fabbrica).
Ogni cosa qui vuole rompere rumorosamente con il passato: il
Tripulacòn è un cubo stagno di esattamente 10 metri di lato costruito in plexiglass trasparente rosso al centro di un capannone industriale in disuso, nel quale si entra strisciando attraverso una vescica circolare di gomma larga appena 80 centimetri.

La cucina, rigorosamente a vista, è organizzata come una catena di montaggio rosa shocking. I sei chef, i cui nomi veri sono segreti e che rispondono solo ai loro
nom de plume (
Uno,
Dos, Tres,
Cuatro,
Nueve e
Sakaguchi-san) cucinano facendo un elaborato gioco
cadavre exquis, in cui ciascuno aggiunge un ingrediente di un determinato tipo, ignorando cosa gli altri abbiano messo a loro volta nella pentola: la ricetta viene utilizzata rigorosamente una volta sola, rendendo ogni esperienza alla
Tripulaciòn irripetibile. A me questa volta è toccato il
risotto codice FA44BC2198, un gustosissimo melange di riso carnaroli, asparagi, bacche di ginepro, crema pasticcera, gomma arabica e quello che sospetto essere un battuto di tasselli Fischer: superlativo!
L'esperienza, già eccenzionale così, è resa ulteriormente unica dal numero molto esiguo (se così si può dire) di tavoli del locale: nessuno. Si mangia sdraiati sul pavimento.
Giudizio: ******
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